I VELENI DEL CESVOL

Bufera e veleni nel Cesvol in vista delle prossime elezioni.

Il 12 dicembre il Centro servizi per il volontariato rinnova infatti il proprio consiglio direttivo ed è già scontro sulle candidature, che verranno presentate ufficialmente questo pomeriggio.

Salvo ripensamenti dell’ultimo minuto, a contendersi la poltrona più ambita – quella di presidente – saranno l’assessore alle politiche sociali del Comune Fabrizio Pacifici, l’attuale presidente Roberto De Carlo e il presidente regionale dell’Ancescao (l’associazione che riunisce i centri sociali per anziani) Gianfranco Lamperini. A fare da “quarto incomodo” Mauro Nannini, presidente della polisportiva sociale Baraonda ed esponente di spicco dell’Actl, la più importante cooperativa sociale della città. Sembra invece sfumata la candidatura di Maurizio Torchio delle Acli, ma i giochi sono ancora tutti da fare e proprio in queste ore si stanno stabilendo le alleanze tra le quattro grandi cordate: l’Ancescao, la Caritas, le Acli e l’Arci.

Quel che è certo, però, è che la candidatura di Pacifici – che pure viene da una lunga esperienza nel volontariato (è fondatore e presidente di Aiutiamoli a vivere) ed era stato già indicato per la presidenza del Cesvol tre anni fa – ha creato una vera e propria rivolta del mondo delle associazioni, a cominciare dalla stessa Arci. Ma al di là dell’opportunità politiche che un’assessore ancora in carica (il suo mandato scade nel 2009) diventi presidente di un ente che riunisce 288 associazioni di volontariato, è sulla gestione degli ingentissimi fondi assegnati all’ente che si concentrano i veleni.

Il Cesvol riceve infatti, per legge, dei fondi speciali accantonati dalle Fondazioni bancarie: un giro che può arrivare a 10 milioni di euro all’anno, che non possono essere elargiti direttamente alle associazioni ma vengono assegnati sotto forma di servizi che spaziano dalla telefonia sociale allo sviluppo di eventi, dall’utilizzo di spazi comuni a grafica e stampa tipografica fino ai bandi di concorso e al servizio di ufficio stampa.
Niente da stupirsi, allora, che la direzione del Cesvol faccia gola a tutti, a cominciare dagli  enti pubblici e le cooperative, che – però – associazioni di volontariato non sono. E il problema è proprio che un’egemonia di questi enti rischia di marginalizzare proprio quelle realtà per le quali il Cesvol è nato e opera: ovvero le associazioni di volontariato, e in particolare modo quelle più piccole e povere, che sembrano già fuori da ogni partita.

(da Il Giornale dell’Umbria del 6 dicembre 2007)
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